Gestione dei Rischi
Gestione dei rischi
Il sistema di gestione del rischio implementato dal Gruppo Astaldi è saldamente radicato nei processi decisionali del Gruppo e si fonda sull’idea che il rischio assunto debba costituire parte integrante della generazione del valore. La strategia di gestione del rischio che riteniamo vincente mira da un lato a cogliere le opportunità di business incentivando la crescita futura e, dall’altro, a proteggere i fattori di creazione di valore in essere, momento per momento.
L’assunzione di rischi calcolati e le azioni necessarie affinché il profilo di rischio dell’azienda sia coerente con i suoi obiettivi strategici sono di competenza del Management a livello centrale. Per conseguire questo risultato, in conformità con le disposizioni dell’articolo 7 (Sistema di controllo interno e gestione dei rischi) del Codice di autodisciplina di Borsa Italiana a tutela degli azionisti, nel 2010 è stato istituito il Servizio Corporate Risk Management, con il compito di assistere il Management nel processo decisionale al riguardo.
Modello di gestione dei rischi d’impresa (ERM/Enterprise Risk Management)
Per poter garantire una continua ottimizzazione delle tendenze in fatto di risk management, anche alla luce della crescente attenzione dei mercati finanziari verso questi aspetti, il modello di gestione dei rischi d’impresa (o Modello ERM) è stato implementato anche attraverso la diffusione e lo sviluppo di temi inerenti al rischio all’interno del Gruppo, con gli obiettivi di rafforzare e uniformare la cultura del rischio in ambito aziendale, di integrare e sviluppare una metodica di analisi, valutazione e gestione dei rischi a diversi livelli del Gruppo (di azienda, di paese, di contratto) e quindi di ridurre al minimo i differenti profili di rischio per i quali si potrà optare nell’ambito dell’intero ciclo economico del Gruppo.
Il modello ERM assume la forma di un sistema capace di creare valore e vantaggio sul piano della competizione attraverso l’analisi dei fattori di rischio e la valutazione del loro impatto sulla performance del Gruppo, consentendo sia l’assunzione dei rischi all’insegna della piena consapevolezza, sia la possibilità di attenuare qualsiasi conseguenza negativa di quei rischi.
Il Risk Appetite Statement, documento che esprime la propensione al rischio del Gruppo, è stato approvato dal Consiglio di Amministrazione per la prima volta nella sua riunione del 9 marzo 2016 e, nuovamente, nella riunione del 15 marzo 2018 a seguito di opportuni aggiornamenti. Tale documento essenziale è basato su tre componenti di importanza critica: le categorie critiche di rischio, la propensione al rischio (o risk appetite) e la tolleranza al rischio. Il Risk Appetite Statement individua 5 categorie di rischio di importanza sostanziale (rischi “over-the-top”) che rappresentano le principali fonti di criticità rispetto al conseguimento degli obiettivi del Piano Industriale, che il management del Gruppo considera tipiche e ricorrenti nei suoi comparti di attività di riferimento. Per ciascuna categoria è stata definita una propensione al rischio, ossia il livello di rischio che l’azienda è disposta ad assumersi nella conduzione delle sue attività. La tolleranza al rischio può essere definita in termini di “massima quantità” di rischio che l’organizzazione individua come tecnicamente accettabile una volta ridimensionata razionalmente la pura e semplice propensione al rischio.
Le definizioni dello Statement offrono all’organizzazione un quadro rigoroso al quale fare riferimento nella determinazione di obiettivi strategici e di budget, nella scelta di nuovi progetti e nella valutazione sull’opportunità di entrare o meno in nuovi mercati.
Categorie di rischio “over-the-top”
Rischi collegati alla struttura finanziaria
Questa categoria comprende specificamente i rischi legati alla possibilità che un’impresa non sia in grado di far fronte alle obbligazioni finanziarie che le derivano dagli impegni contrattuali assunti, o più in generale, dalle proprie passività finanziarie, o che sia inadempiente rispetto a specifici covenant, vale a dire patti che condizionano la concessione di fondi, ossia, a clausole vincolanti dal cui rispetto dipende la possibilità del Gruppo di accedere a specifiche fonti di finanziamento, sotto pena di revoca del prestito o di obbligo di rinegoziazione a condizioni meno favorevoli in caso di inosservanza. Inoltre, il Gruppo dedica la massima attenzione all’estrema volatilità dei mercati finanziari nei quali si trova a operare e, tenuto conto del suo considerevole livello di esposizione valutaria, adotta le misure di controllo del caso ricorrendo a opportune operazioni di copertura (hedging naturale e non) onde mitigare le eventuali oscillazioni dei tassi di cambio e di interesse che possono costituire un ulteriore fattore di rischio per il conseguimento degli obiettivi di crescita internazionale prefissi.
Rischi collegati al contesto di riferimento
La spiccata propensione all’internazionalizzazione che da sempre caratterizza le politiche di sviluppo commerciale del Gruppo ha comportato, e comporta tuttora, la necessità di valutare l’insieme dei rischi derivanti da fatti di carattere economico, politico e sociale – pertanto, indipendenti da Astaldi - suscettibili di ripercuotersi negativamente sia sui flussi di redditi, sia sulla protezione del valore degli asset del Gruppo. Nel suo Risk Appetite Statement, il Gruppo specifica le soglie di tolleranza stabilite in rapporto al c.d. Rischio Paese, soglie che tengono conto della summenzionata diversificazione internazionale.
Rischi collegati alla creazione di partnership
La decisione di adottare modelli di gestione di progetto che comportano l’associazione in partnership con altri operatori del settore di riferimento è dettata dalla crescente complessità delle opere che ci vengono commissionate e/o dalle opportunità di condividere i rischi del progetto del caso. Coerentemente con tale approccio, e facendo riferimento alle soglie di tolleranza e al grado di propensione al rischio specificati dal Risk Appetite Statement in fatto di gestione dei rischi collegati alla creazione di partnership, il Gruppo attua una selezione preliminare dei possibili partner applicando criteri industriali (capacità tecnica, esperienza specifica nel settore di attività di riferimento, qualifiche possedute), criteri economico-reddituali (fatturato e margini degli ultimi anni) e criteri finanziari (livello di indebitamento, disponibilità liquide), valutando anche le informazioni raccolte attraverso verifiche di tipo legale sui possibili partner (assenza di procedimenti pendenti, di interdizioni a carico del legale rappresentante, di iscrizioni nel registro degli indagati/avvisi di garanzia per reati contro la Pubblica Amministrazione in Italia e all’estero) e conducendo verifiche relative alla loro qualità etica e onorabilità nonché ai modelli di governance da essi adottati.
Rischi collegati al fattore Risorse umane
La crescente complessità delle opere tanto sul piano del volume e della tipologia quanto su quello della diversità dei contesti politici ed economici nei quali l’azienda si trova a collaborare nell’ambito di partnership impone di fare assegnamento su risorse umane – specie per ricoprire posizioni chiave - che garantiscano, oltre alla disponibilità in un arco di tempo adeguato, anche il possesso di elevati livelli di know-how e competenze tecniche e specialistiche.
Rischi collegati a sostenibilità e tematiche QHSE (qualità, salute, sicurezza e ambiente)
Una chiara politica in materia di Responsabilità sociale dell’impresa (RSI) può esercitare un effetto positivo sulle scelte degli investitori istituzionali, con un corrispondente aumento del valore generato dalle attività del Gruppo. Di converso, il mancato conseguimento di obiettivi in materia di RSI, collegato, ad esempio, a incidenti e/o a violazioni di norme poste a tutela della salute, della sicurezza e/o dell’ambiente, possono esporre a rischi la credibilità del Gruppo e il suo buon nome. Oltre a questo, taluni mercati sono preclusi alle imprese con cattivi trascorsi in fatto di conformità rispetto ai temi QHSE (Compliance QHSE). Al fine di controllare questa tipologia di rischi, il Gruppo si è dotato di un sistema di gestione delle problematiche QHSE certificato da terzi indipendenti.
Le cinque categorie critiche di rischio delineate sono oggetto di monitoraggio constante, con il coinvolgimento del management aziendale. Tale attività è, tra l’altro, intesa a verificare e garantire l’allineamento dei rischi che definiamo “over-the-top” con le soglie previste dal Risk Appetite Statement e a informare il management della opportunità di rivedere i rischi chiave e le relative soglie di tolleranza in modo da tener conto dei cambiamenti che interessano le condizioni e gli obiettivi del business.
Vantaggi
L’importanza sempre più centrale delle attente e consolidate politiche di risk management che il Gruppo si è dato e che è divenuta un vero e proprio asset condiviso nell’azienda si traduce in flessibilità, oltre che nella capacità di reagire tempestivamente ai vari contesti di riferimento in cui il Gruppo stesso opera.
La presenza di un sistema strutturato di risk management può rafforzare il buon nome commerciale dell’azienda: essa dimostra agli azionisti, agli altri soggetti interessati e al mercato in generale che l’organizzazione è dotata di una buona governance, che fa proprio un approccio proattivo alla gestione del rischio e che i driver chiave della sua attività sono stati definiti nell’ottica di una ponderata propensione al rischio.